Era la scorsa primavera, nella mia città. Un’ispezione sanitaria era stata effettuata in diversi negozi e, a seguito di quel controllo, quasi 20.000 uova di gallina furono ritirate dagli scaffali.
I motivi erano i soliti: data di scadenza superata, cattiva conservazione, confezioni danneggiate.
Si ritenne che quelle uova non potessero più essere consumate, quindi vennero mandate in discarica per essere distrutte. 😞
Ricordo ancora i camion che arrivavano e scaricavano le loro scatole nella zona dedicata ai rifiuti organici. In quei giorni era piovuto e i cartoni si erano rapidamente disintegrati.
Le uova si mescolarono agli altri rifiuti; alcune si ruppero per la pioggia, altre furono beccate dagli uccelli. Nulla di insolito fino a quel momento. Era una procedura standard, e nessuno ci fece troppo caso.
Ma circa tre mesi dopo, tutto cambiò.
Quella mattina ero di turno in discarica. Notai che gli uccelli, che normalmente venivano a cercare cibo, evitavano una zona ben precisa. Incuriosito, mi avvicinai. E lì, mi bloccai. Qualcosa si muoveva tra i rifiuti. 😯
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Guardando meglio, non credevo ai miei occhi: pulcini. Gialli, fragili, soffici… vivi.
Erano ovunque. Sotto pezzi di plastica, dentro scatole di cartone strappate, tra i resti di oggetti abbandonati. Ce n’erano a centinaia, forse di più.
Ero sconvolto. Come avevano fatto quelle uova, abbandonate in un ambiente simile, senza calore, senza cure, a schiudersi?
La notizia si diffuse rapidamente in città. La gente iniziò a venire a vedere. Alcuni per semplice curiosità, altri profondamente commossi.
Molti adottarono i pulcini, toccati da quella vita sbocciata dal nulla.
Le autorità e persino alcuni scienziati visitarono il sito. Nessuno riusciva a spiegare il fenomeno. La temperatura non era sufficiente per una normale incubazione e non c’erano dispositivi di riscaldamento.
Alcuni ricercatori ipotizzarono che il calore prodotto dalla decomposizione dei rifiuti organici potesse aver creato un ambiente favorevole. Forse. Ma nulla di certo.
Per me, come per molti altri, non era necessario spiegare tutto. Era un miracolo.
Uno vero. Uno di quei momenti in cui la natura ci ricorda che può essere imprevedibile e meravigliosa, anche in mezzo alla spazzatura.
Cominciarono a chiamarli “gli uccelli venuti dal nulla” o “il dono della primavera”. La storia fece il giro dei giornali, ben oltre la nostra città. Ci ha ricordato che la vita può nascere dove nessuno se lo aspetta.
Oggi, la maggior parte di quei pulcini ha trovato una casa.
Alcuni vivono in fattorie, altri sono diventati compagni di famiglia, e alcuni sono ancora affidati a volontari. Forse non saprò mai esattamente come sia successo… ma so di essere stato testimone di qualcosa di raro. Un miracolo.