Fin da quando ero piccolo, ho sempre sentito una distanza tra me e mia madre, una sorta di vuoto invisibile. 😔 C’erano silenzi pesanti, sguardi sfuggenti 👀, gesti che sembravano misurare ogni interazione. 🤐 Solo molto più tardi ho capito che questa distanza non era semplicemente indifferenza… ma qualcosa di molto più profondo. 💔⬇⬇⬇⬇⬇
Non perché non mi amasse, ma perché… le somigliavo troppo. A mio padre.
Stesso sguardo. Stesso modo di camminare, di corrugare la fronte, di stare in silenzio. Ero, per lei, un’immagine vivente di colui che l’aveva spezzata. 😞
L’ho capito solo molto più tardi.
Quando ero piccolo, vedevo solo il suo sguardo sfuggente, i suoi silenzi gelidi, la sua assenza anche quando era lì. Pensavo che fossi io il problema. Che non fossi abbastanza obbediente, abbastanza bravo, abbastanza degno di amore. 💔
Solo quando ho trovato quella lettera, piegata con cura in fondo a un vecchio cassetto, tutto è diventato chiaro. ✉️
Una lettera che non ha mai inviato.
Scriveva:
“Non sopporto di vedere il suo volto in quello di mio figlio. Ogni giorno è una ferita che sanguina in silenzio.” 😢
Non era odio. Era dolore. 💔
Quindi no, non mi ha dato all’orfanotrofio. Ha combattuto il suo dolore, i suoi demoni, i suoi ricordi. Mi ha tenuto con sé. Forse senza tenerezza all’inizio, ma con coraggio. E piano piano è nato uno sguardo più dolce. 🌱💛
Oggi, le perdono. 🙏 Perché a volte, amare significa scegliere di restare… anche quando tutto fa male. 🥀
E se leggi questo, tu che ti senti respinto, incompreso, ricorda: il rifiuto non è sempre una questione di te. A volte è solo un dolore non guarito che parla al posto tuo. 💖